SE GLI ANZIANI FOSSERO UNA BANCA SAREBBERO A POSTO
Sembra che si faccia sul serio (a Trieste): Comune contro ASS per gli anziani non autosufficienti e con il morbo di Alzheimer che devono essere curati in quanto cittadini aventi diritto al Servizio Sanitario. Ma sarà proprio così? Oppure è solo il gioco delle parti per non restare scoperti a fronte della richiesta di vedere riscossi i propri diritti da parte dei cittadini? (la magistratura contabile sta in agguato). Propendo per la seconda ipotesi. Ma da dove verrà mai questo problema di diritti negati? Da qua:
l'art. 3-septies d.lgs 502/1992 effettua una distinzione fra le prestazioni socio-sanitarie: - a) le prestazioni sanitarie a rilevanza sociale - b) le prestazioni sociali a rilevanza sanitaria - c) le prestazioni socio-sanitarie ad elevata integrazione sanitaria
Il D.P.C.M. detto San Valentino (14.2.2001) ha ulteriormente specificato che le prime (sub a) sono di competenza e a carico delle aziende sanitarie locali; le seconde (sub b) sono di competenza ed a carico dei comuni con la compartecipazione alla spesa dell'utenza, le terze (sub c) sono erogate ed a carico del Fondo Sanitario nazionale. (fonte ADUC)
Ecco, ci troviamo di fronte alla spinta inferta al più debole affinché stia fuori da qualche cosa, da qualche sistema. La sanità, verificata la sua impotenza scientifica (e di guarigione) quale parametro monocratico di autovalutazione e oggettività e verificata la noia e la fatica a trattare casi complicati cerca di sedurre le professioni socioeducative e di assistenza ancillare affidando loro dei compiti di risulta. E con questi i costi. Il tutto sotto l’egida della modernizzazione che delegittima tutti coloro che restano indietro perché “perdenti”. Anziché corroborare il sistema con l’inclusione si è scelta la via della differenziazione alienante per poi costruire tavoli e stanze di coordinamenti impossibili ma che accarezzano i vari ego che intervengono. Del resto trattasi di modernizzazione! In realtà una agnotologia (scienza della costruzione di non saperi). E’ certo che se gli anziani non autosufficienti e così via fossero delle banche sarebbero già stati salvati da parecchio tempo. Ma non lo sono. E così si devono accontentare di processi lunghi e costosi in cui i loro familiari hanno sempre il timore di soccombere vista la cultura dominante del denaro. Del tipo: ma come faranno a pagare le istituzioni? Già, bella domanda. A parte che i dirigenti e policy makers sono lì per questo (ma non sembra che ciò appartenga ai piani alti delle competenze), la cosa si riduce nel non fare niente e nel far pagare i familiari mettendo su ambaradan costosissimi. Del budget di cura autogestito nemmeno l’ombra. E’ un po' come dire: non pago una multa perché altrimenti non posso andare a cena con la mia amante. Il sistema però ha delle altre maglie di potere, come quello della magistratura che con varie sentenze dichiara che il diritto esiste. Anche quello alla cura. Grosso modo queste le sentenze: Corte di Cassazione sent. 22/3/2012 n. 4556; Trib. di Milano e di Parma 20/5/2013; Trib. di Treviso 15/3/2015; Trib. di Cremona. Ordin. 4/12/2014 n. 1767 e 8/8/2013; sent. 19/9/2013 n. 506; C. App. di Venezia sent. 11/11/2005 n. 1775 e fra le ultime quella della C. di App. di Brescia n. 386/2016 nel maggio appena finito e del Trib. di Verona nel marzo 2016. Nonostante tutto ciò le istituzioni – quelle che ci hanno sempre detto che dobbiamo difendere (da cosa poi) - vanno avanti, loro, fino in Cassazione anziché trovare accordi nel rispetto dei diritti altrui. Tanto a pagare è sempre il budget che viene fornito dal popolo. Dal popolo allo stato. Uno stato in cui la politica come tanti altri pensa che è inutile combattere questo stato di cose, quello della negazione del diritto perché la seconda natura (l’economia) è dominante e corre, corre veloce facendo riempire moduli assurdi… ma di valutazione (sic!). Però basterebbe cambiare modo di pensare…….
Dott. Augusto Debernardi (presidente Associazione Iniziativa Europea)
Il testo è stato inviato a molti giornali sperando di sensibilizzare le redazioni alla questione