Eccoci prossimi alla giornata della memoria. Il 27 gennaio. E coinvolti e stimolati dalla Fondazione Sangiorgio aderiamo al ricordo di Gerardo Sangiorgio (1921-1993). Un modo per mantenere l’impegno, vivo.
Passare l’8 settembre pensando ad essere coinvolto in una inaspettata libertà nonostante l’essere alla scuola di applicazione di fanteria di Parma e rendersi conto di essere stato invece posto repentinamente spalle al muro con i fucili spianati dei militari tedeschi e di marciare alla stazione per essere deportato al lager di Bonn e successivamente a lavorare in qualità di schiavo a Düisdorf alla Magnetfabrik è la didascalia del pezzo di vita di Gerardo Sangiorgio. Nato nei pressi di Caserta nel 1921 frequenta le scuole in Sicilia, a Catania e ad Adrano. La sua vita trascorre poi a Biancavilla. La guerra lo coglie appena iscritto all’università e finisce sul fronte greco. Il rimpatrio per grave malattia, a Parma appunto. E la sua esplicita volontà di non aderire alla repubblica di Salò decretò la sua deportazione. Riuscì a mantenersi in vita, grazie alla sua fede, sicuramente, e poi, tornato a casa, a laurearsi. Insegnò e scrisse poesie. Oggi con una pubblicazione lo si ricorda insieme alle sue memorie di Prigionia dai Lager. Il comune di Biancavilla lo ricorda e nel suo nome la Fondazione cura la pubblicazione dei suoi scritti e delle sue poesie. A Gerardo Sangiorgio dobbiamo lo stimolo a non dimenticare che “ non si capisce il motivo per cui il martirio di ben seicentomila soldati italiani, per vari lustri, è stato tenuto in ombra e solo da un po’ di anni a questa parte la più obiettiva e accreditata storiografia rende giustizia a quanti dopo il famoso 8 settembre 1943 diedero testimonianza, pur disarmati, di alto eroismo spirituale, negandosi alla collaborazione con i Tedeschi”.
RICORDI DI PRIGIONIA
Sul motivo della canzone “Dorme Firenze”, noi I.M.I. cantavamo:
Baracche adornate di fili spinati e pungenti,
le guardie vicino ai cancelli sorveglian le genti.
Raccolti da barbari infami,
trattati da cani,
noi siamo quassù.
Le nostre famiglie lontane
notizie non hanno,
in pensiero si sta.
Ci hanno rinchiusi in un concentramento,
e siamo a cento a cento
a soffrire, perché?
Dormir per terra, scalzi e nudi come cani!
Chissà per quanto ancora dureranno questi affanni.
La nostra partenza, al paese, fu un grande lamento:
le donne, ragazze e bambini, parlavano piangendo.
Nessuno di noi ha potuto donare un soldo
alla mamma e al papà
Partiti da veri briganti
per quei delinquenti che non han pietà.
Dipinto di Zoran Music